Giallo, rosso, blu è un dipinto olio su tela di cm 127 x 200 realizzato nel 1925 dal pittore Vasily Kandinsky.
Il quadro appartiene al periodo in cui Kandinsky vive a Bauhaus e dipinge motivi geometrici; curve e linee si alternano e si intersecano nei colori del giallo e del blu, mentre il colore rosso è inscritto in forme rettangolari soprattutto nella zona centrale del dipinto.
Con uno sguardo più accurato, si potrà riconoscere un profilo di uomo nella zona dove predomina il giallo, e curiosamente, capovolgendo l’opera, la stessa porzione dell’opera, sembrano formare il muso di un gatto. A destra, nella zona di blu, l’opera trova il suo compimento nella profondità tipica del colore.
Appuntamento al Centre Pompidou di Parigi (http://www.centrepompidou.fr) per ammirare dal vivo l’opera.
Giallo Cromo di Mario Schifano Smalto su carta applicata su tela, cm 200 x 120, Mart, Collezione privata, Rovereto, 1962.
Il quadro appartiene alla serie dei monocromi, in cui l’artista ritorna all’origine del linguaggio, all’origine di tutto, come racconta nella celebre intervista a E. Sicilano del novembre 1972.
La scelta del colore giallo spiegata dallo stesso Schifano che ne sottolinea il carattere del tutto casuale: “Pensavo che dipingere significasse partire da qualcosa di assolutamente primario… Dipingevo quadri così: col blu, col rosso, col giallo. Dicevo questi sono ‘segni d’energia’ o ‘segni di propaganda’ […]. I primi quadri soltanto gialli con dentro niente, immagini vuote, non volevano dir nulla. Andavano di là, o di qua, di qualsiasi intenzione culturale. Volevano essere loro stessi… Fare un quadro giallo era fare un quadro giallo e basta“.
La tela, o meglio, la carta su tela è la base per gli ampi tratti di smalto che l’artista lascia volutamente irregolari, con vere e proprie sgocciolature nella parte inferiore dell’opera, un segno volutamente primitivo, non elaborato dalla civiltà e dal linguaggio. L’opera è bordata da un sottile tratto nero, come una diapositiva o uno schermo cinematografico, che diventerà la base per il periodo successivo, in cui compaiono lettere, numeri, stralci di pubblicità, insomma l’autore supera questo azzeramento del linguaggio, e si apre alla civiltà. L’opera è a Rovereto e fa parte di una collezione privata.
La casa gialla, olio su tela di cm 76 x 94, realizzato nel 1888 da Vincent van Gogh e conservato al museo Van Gogh di Amsterdam.
La casa in questione è esattamente quella che ha abitato l’artista durante il suo soggiorno ad Arles, nel sud della Francia. Il dipinto fotografa la vita semplice della provincia francese: un gruppo di case, una ferrovia in lontananza e dei passanti su una strada come tante.
La veduta è bidimensionale, l’artista prova a superare la prospettiva secondo l’influenza subita dalle stampe giapponesi che tanto amava; stessa origine traggono le pennellate a ‘virgola’ orizzontali e verticali.
I veri protagonisti del dipinto sono i colori sfolgoranti tipici dei paesaggi mediterranei: il giallo della strada e delle case, e il blu profondo e brillante del cielo pieno di speranza del Van Gogh di quegli anni.